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Interferone alfa-2a versus terapia di combinazione con Interferone-2a, Interleuchina-2 e Fluorouracile in pazienti con carcinoma a cellule renali metastatico non-trattato in precedenza


Nel carcinoma a cellule renali metastatico, le combinazioni di Interferone alfa-2a, Interleuchina-2 e Fluorouracile producono tassi di risposta più alti e una maggior sopravvivenza libera da progressione rispetto ai singoli agenti.

Uno studio ha confrontato la sopravvivenza in pazienti in trattamento di combinazione oppure con Interferone alfa-2a ( Roferon-A ).

Lo studio in aperto e randomizzato RE04/30012 è stato condotto in 50 Centri in 8 Paesi, e ha coinvolto 1.006 pazienti naive al trattamento con diagnosi di carcinoma a cellule renali metastatico in stadio avanzato che sono stati assegnati in modo randomizzato ( rapporto: 1 a 1 ) a ricevere Interferone alfa-2a da solo o terapia di combinazione con Interferone alfa-2a, Interleuchina-2 e Fluorouracile.

L'end point primario era la sopravvivenza generale e le analisi sono state intention-to-treat.

In totale, 502 pazienti sono stati randomizzati a ricevere Interferone alfa-2a e 504 il trattamento combinato, con un follow up mediano di 37.2 mesi.

La sopravvivenza mediana è stata di 18.8 mesi per i pazienti in trattamento con Interferone alfa-2a versus 18.6 mesi per quelli trattati con la terapia di combinazione.

La sopravvivenza generale non ha mostrato differenza tra i 2 gruppi ( hazard ratio, HR=1.05, p=0.55; differenza assoluta: 0.3% a 1 anno e 2.7% a 3 anni ).

Eventi avversi gravi sono stati osservati nel 23% dei pazienti trattati con Interferone alfa-2a e nel 26% di quelli trattati con la terapia di combinazione.

In conclusione, la terapia di combinazione non ha migliorato la sopravvivenza generale o la sopravvivenza libera da progressione rispetto a Interferone alfa-2a da solo, e l'immunoterapia potrebbe avere ancora un ruolo poiché può produrre remissioni di lunghezza clinicamente rilevante in alcuni pazienti che è importante riuscire a identificare. ( Xagena2010 )

Gore ME et al, Lancet 2010; 375: 641-648


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