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Melanoma con mutazione BRAF V600E: miglioramento della sopravvivenza con Vemurafenib


Studi clinici di fase 1 e 2 riguardanti Vemurafenib ( PLX4032; Zelboraf ), un inibitore della chinasi BRAF hanno mostrato tassi di risposta di oltre il 50% nei pazienti con melanoma metastatico con mutazione BRAF V600E.

E’ stato condotto uno studio randomizzato di fase 3, che ha confrontato Vemurafenib con Dacarbazina ( Deticene ) in 675 pazienti con melanoma metastatico con mutazione BRAF V600E non-trattati in precedenza.

I pazienti sono stati assegnati in modo casuale a ricevere Vemurafenib ( 960 mg per via orale due volte al giorno ) o Dacarbazina ( 1000 mg per metro quadrato di superficie corporea per via endovenosa ogni 3 settimane ).

Gli endpoint co-primari erano i tassi di sopravvivenza globale e di sopravvivenza libera da progressione. Gli endpoint secondari comprendevano la percentuale di risposta, la durata della risposta e la sicurezza.
L'analisi finale è stata pianificata dopo 196 morti e un'analisi ad interim dopo 98 morti.

A 6 mesi, la sopravvivenza globale è stata dell'84% nel gruppo Vemurafenib e del 64% nel gruppo Dacarbazina.

Nell’analisi ad interim per la sopravvivenza totale e nell’analisi definitiva per la sopravvivenza libera da progressione, Vemurafenib è risultato associato a una riduzione relativa del 63% nel rischio di morte e del 74% nel rischio di progressione della malattia o mortalità, in confronto con Dacarbazina ( P inferiore a 0.001 per entrambi i confronti ). Dopo la revisione dell’analisi ad interim da parte del DSMB ( Data and Safety Monitoring Board ) è stato raccomandato il passaggio da Dacarbazina a Vemurafenib.

I tassi di risposta sono stati del 48% per Vemurafenib e del 5% per Dacarbazina.

Comuni eventi avversi riscontrati con la terapia con Vemurafenib sono stati artralgie, rash, affaticamento, alopecia, cheratoacantoma o carcinoma a cellule squamose, fotosensibilità, nausea e diarrea; il 38% dei pazienti ha richiesto cambiamento del dosaggio o interruzione dello studio a causa del presentarsi di effetti tossici.

In conclusione, Vemurafenib ha prodotto tassi di miglioramento della sopravvivenza generale e libera da progressione nei pazienti con melanoma con mutazione BRAF V600E, precedentemente non-trattati. ( Xagena2011 )

Chapman PB et al, N Eng J Med 2011; E-pub ahead of print


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